Primo appuntamento con la Startup School, la serie di post con cui cercheremo di raccontare quelli che sono i punti chiave per costruire una startup (almeno secondo la nostra esperienza in divenire).

Oggi ci occuperemo dell’elemento senza la cui definizione nessuna startup può avere successo: un problema da risolvere. Qualunque buona startup dovrebbe infatti nascere dall’analisi di un problema che investe in maniera diretta qualcuno e per cui non esistono ancora soluzioni soddisfacenti.

I problemi sono nell’aria, basta saperli cogliere (evvai).

Spesso ci capita di sentire qualcuno lamentarsi: “Il mio software è macchinoso”, “Vorrei abbattere i costi della bolletta”, “Non riesco a dedicare abbastanza tempo ai miei figli”. Ecco, alcune di queste lamentele sono problemi che voi, potenzialmente, avete la capacità di risolvere.

Non è sempre è facile entrare in contatto con questi suggerimenti, (a meno che il problema da risolvere non investe direttamente anche voi). Non a caso una frase ricorrente quando si parla con chi è riuscito nell’intento, è la seguente:

Lavoravo come ingegnere  all’interno di [grande azienda di un settore X] e avevamo difficoltà a gestire i flussi di informazioni tra i vari team.

Seguito poi dalla classica frasetta di presentazione (pitch) da aperitivo:

La mia startup lavora nel campo del software per lo sviluppo collaborativo per progetti automobilistici, rivolgendosi principalmente al settore dei veicoli commerciali.

Ma, fortunatamente, anche se non lavoriamo da anni in un settore, ci sono ancora molte possibilità.

 

Il nettare distillato dei problemi.

Ciò che è importante, a prescindere dal nostro background, è costruire una conoscenza di quel problema parlandone con i diretti interessati. Chi può dirvi quali sono i problemi del commercialista medio se non il commercialista medio?

Ma attenzione: come essere umani, quando cerchiamo di risolvere un problema, tendiamo a darci la prima risposta che ci viene in mente. Ad esempio, una frase tipica è: “Non ho abbastanza soldi per poter comprare un computer nuovo”. Questa frase potrebbe significare:

Per poter analizzare un problema dal punto di vista delle sue componenti, quindi, è necessario andare oltre la prima ovvia risposta (“non ho soldi”) per definire più in profondità il contenuto del problema.

 

La strategia del gambero: dal prodotto al problema

Sappiamo tuttavia che non sempre si parte da un problema. A volte ci si ritrova a lavorare su qualcosa per pura passione e poi, spinti dall’entusiasmo dimostrato da chi ci sta accanto, decidiamo di imbarcarci in una nuova avventura. E’ stato così per Fattelo!, che è nato dalla necessità di Federico di ampliare il portfolio per un test di ingresso al master.

In questo caso, ciò che cambia è che occorrerà fare il processo inverso: si parte da un prodotto/progetto e si cerca di capire quale problema risolve. La cosa è forse più complicata, ma in tutti i casi ci vuole una buona dose di doti analitiche, intuito e anche fortuna.

Ricordo bene che, quando creammo 01Lamp, l’idea sul problema che la lamp risolve era più o meno questa:

01Lamp è un oggetto per chi ha necessità di acquistare una lampada da scrivania.

Ci abbiamo messo circa un anno a capire che in realtà 01Lamp risolve un problema un pò diverso:

01Lamp è un oggetto che risolve la necessità di chi vuole un’interessante idea regalo per persone appassionate di creatività ed ecologia.

Che rimane pure sempre una definizione parziale, ma per questo esempio ci va benissimo.

Capire qual’è il problema da risolvere e circoscriverlo, è quindi essenziale per capire quali sono le persone a cui parlare, i canali da battere e anche le azioni da mettere in campo.

E voi? Qual’è il problema che pensate di risolvere con la vostra idea?

 

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Chi ha scritto questo post.

Antonio Scribano Designer, ama star lì a rimuginare su come trasformare le idee in realtà. È il Project Manager di Fattelo™! Vive a Ragusa.

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4 commenti su questo post.

  1. Mattia Wrote on 2015-05-14 10:15:32

    Il nero, che in quadricromia si ottiene con l'unione di tutti i colori, sta a rappresentare la totalità delle possibilità dei progetti che sviluppiamo. Per quel che riguarda i nomi verrà utilizzato la dicitura "ProjectXX" dove XX verrà sostituito dal numero e successivamente il nome del prodotto. Hai fatto una giusta osservazione riguardo al nuovo prodotto, infatti è stato sviluppato insieme alla designer spagnola Mireia Gordi Vila che ha influenzato la scelta del nome.

  2. Dom Wrote on 2015-05-04 14:39:03

    Davvero geniale. Nero e bianco rappresentano un po' la tipografia classica, lo stile bauhaus e il monocroma da standardizzazione universale, giusto? Per i nomi ai prodotti, avrete intenzione di utilizzare un metodo nell'affibbiarli? E poi, scusa l'ulteriore domanda, Noctambula ma è un neologismo? Perché Google Translate lo associa a "Noctambulos", un termine catalano... è un'italianizzazione di quest'ultimo?

  3. Mattia Wrote on 2015-05-04 12:18:00

    Ciao Dom. Come hai ben notato la "F" è stata rappresentata come parte fustellata del quadrato nero, parte che è già stata rimossa; infatti, se noti, appena atterri sul blog l'immagine di background viene visualizzata anche attraverso il logo. Spero di aver soddisfatto la tua curiosità.

  4. Dom Wrote on 2015-05-02 15:10:44

    Ciao a tutti! Avrei una curiosità riguardo il vostro brand, per questo mi rivolgo al vostro graphic designer. Mattia, ti do del tu, la "f" di Fattelo assomiglia ad un grosso rettangolo, perché l'idea è stata quella di richiamare al cartone fustellato? Poi notando attentamente non ci è sovrapposizione tra gli spazi neri della lettera, perché, come mai?